Abbiamo raccontato la storia molte volte, ma è ora di spiegare la genesi di Appenninica MTB Stage Race anche qui.
Negli ultimi 15 anni abbiamo corso in 4 continenti e anno dopo anno, gara dopo gara, ci siamo innamorati delle corse a tappe in mountain bike. Non la competizione in sé, ma l’esperienza e la sfida. La sensazione di ottenere il titolo di “Finisher” cambia il modo in cui affronti i problemi e le battute d’arresto nella vita e se ci siete passati, sapete cosa intendiamo.
Prendere parte a quelle gare dal Sud Africa, al Canada, alla Mongolia e, naturalmente, all’Europa, sono state ottime scuse per viaggiare con la famiglia e gli amici forzandoci a rimanere in condizioni fisiche ottimali per affrontare le dure prove.
Poi è scattato qualcosa: “Il nostro Appennino potrebbe essere – pensavamo – un ottimo posto per una gara del genere e pochi biker conoscono i suoi sentieri”. Ci sono diverse gare sulle Alpi e sui Pirenei ma l’Appennino – una catena montuosa importante anch’essa – non ospitava una vera gara a tappe di MTB. Sapevamo che c’era l’incredibile rete di sentieri e che “l’Italian divide” offriva alcuni percorsi in cresta unici come non avremmo trovato da nessuna parte al mondo.
Abbiamo messo le nostre capacità al lavoro (conosciamo gli eventi ma quello era un progetto ciclopico), abbiamo radunato la squadra – Happy Trail MTB, la nostra associazione, ha fornito il team principale ma abbiamo ricevuto un grande aiuto esterno – e abbiamo iniziato a lanciare l’idea qua e là. Posso dire che eravamo motivati ed ottimisti ma abbiamo dovuto superare, e lo facciamo ancora, sfide dopo sfide che ci si presentavano da ogni angolazione: meteo, permessi, soldi per citarne alcuni. Stiamo ancora scrivendo la storia di Appenninica, ma lasciatemi dire che c’è stato un equo mix di incoraggiamento e scetticismo.
Diciamo questo: tutto il lavoro, le notti insonni e le preoccupazioni ne valgono la pena.
Se vuoi, è la classica storia di avere un sogno e realizzarlo con determinazione e tanta pazienza.
Riassumendo, Appenninica e’ partita per condividere questa parte d’Italia con la – fantastica – comunità dei corridori di gare a tappe e forse per dimostrare che l’Appennino dell’Emilia Romagna avrebbe potuto ospitare una gara a tappe di alto livello.
Il nome? Appenninica: una sorta di “made in Appennino”.